25 Aprile 2024

In quello che all’epoca fu il più grave attentato terroristico in Europa, era presente Luigi Peco, medico, ex-militare che si stava recando a Beirut per una serie di conferenze in qualità di informatore farmaceutico.

Sembrava un volo d’affari come tutti gli altri, anche se al gate Peco aveva notato un eterogeneo gruppo di “pellegrini” arabi, per lo più anziani, in cui spiccavano alcuni giovani con borsoni dall’apparenza innocua ma che contenevano mitra e bombe a mano.

A bordo del Boeing della Pan Am, si è reso subito conto di quello che stava accadendo, anche grazie alla sua esperienza militare: si è quindi adoperato per quanto possibile nel cercare di proteggere e salvare gli altri passeggeri, tra cui tre ragazze che ha visto letteralmente bruciare vive allo scoppio della terza bomba.

«Quando ero disteso nel corridoio dell’aereoha raccontato in una intervista  – ho pensato: qui fra poco salta tutto. E mi sono infilato, sempre strisciando, tra la fila di sedili più larga e mi sono fermato proteggendomi i timpani come sapevo. Subito vi fu il terzo scoppio, molto forte, di una bomba dirompente il cui cono di schegge aprì uno squarcio sul tetto dell’aereo che fece da tiraggio al fumo dell’incendio. Così lo scoppio non mi ruppe il timpano e non persi i sensi, come capitò probabilmente ai passeggeri intorno a me».

Per 37 persone non c’è stato nulla da fare. Peco, fortunosamente riuscito a fuggire illeso, dopo la doverosa testimonianza resa alle forze dell’ordine, non ha potuto fare altro che tornare da sua moglie e dai suoi figli, portando poi sempre con sé il trauma della violenza subita.
Memoria e verità