8 Dicembre 2024

La vittimizzazione secondaria

Due volte vittime

vittimizzazione secondaria uomo

Quando non è solo il terrorismo a colpire

In occasione di un attentato, le vittime diventano subito attori della comunicazione insieme ai terroristi. Nell’immediato i riflettori si accendono sulle conseguenze della violenza e sui particolari della vita delle persone colpite: media e politica si adoperano a dar voce a vittime e superstiti, purché siano in grado di suscitare interesse, compassione, indignazione per l’accaduto. Interesse, compassione e indignazione – va detto - utili, per lo più, ad attrarre pubblico e consensi.

 Poi, lentamente ma inesorabilmente, la scena resta quasi tutta ai terroristi (motivazioni, complicità, fuga, cattura, processo, riabilitazione) mentre per le vittime si crea una divisione: da una parte quelle che restano protagoniste, dall’altra quelle che rientrano nel buio dell’anonimato.

Le vittime "stelle" (cadenti)

La psicanalista Caroline Eliacheff e l’avvocato Daniel Soulez Larivière in "Il tempo delle vittime. Come le vittime sono diventate i nuovi eroi della società democratica contemporanea" hanno dedicato una particolare attenzione al primo gruppo: vittime che diventano star, capaci di sottomettere alla loro volontà tutti gli ingranaggi istituzionali e politici di una nazione. La narcisistica voglia di notorietà è aiutata dalla possibilità di ottenere consenso a causa dello status di vittima, di non poter quindi essere più contraddetti e perciò di essere legittimati a parlare e apparire. Tuttavia la loro situazione diventa una specie di gabbia in cui, diventati “istituzione”, possono cadere nello sfruttamento da parte dello strapotere dei media e della politica. Vittime una seconda volta, quindi.

Le vittime silenziose

La vittimizzazione secondaria è più grave e tangibile nell’altro gruppo di vittime, accumunato al primo solo dalla sofferenza fisica e psicologica. A loro viene negata la possibilità di condividere l’esperienza che hanno vissuto e per questo si sentono invisibili, incompresi e arrivano persino a provare vergogna. Sono persone che hanno bisogno di aiuto per ricostruirsi la vita, o meglio ripensarla in una situazione del tutto nuova e inaspettata. Esseri umani che meritano di essere ascoltati, accolti, compresi, per evitare che sofferenza e solitudine si acuiscono e la loro dignità venga calpestata. Ma lo Stato e il loro ambiente famigliare e sociale troppo spesso li abbandonano a loro stessi, sia per scarsa consapevolezza che per mancanza di conoscenza.

Tutti possiamo dare una mano

Non c'è un modo giusto o sbagliato di essere vittima del terrorismo. E tutti noi, possiamo combattere insieme la vittimizzazione secondaria e le sue conseguenze, costruendo nell'opinione pubblica consapevolezza e conoscenza sugli effetti del terrorismo e su diritti che non devono essere violati. Ciò è possibile solo attraverso la costruzione di una memoria corale e collettiva, che dia finalmente voce a tutti.