18 Maggio 2024

Ricorre quest’anno il ventunesimo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle. L’11 settembre  del 2001, 2977 persone furono assassinate e 6000 ferite dalla furia dei terroristi di Al Qaeda. Come ogni anno l’evento viene ricordato dai media, ma forse non tutti sanno che come ogni anno rimarrà il mistero su quanti siano i morti e i feriti italiani o di origine italiana.

 

Solo Giulio Picolli, un italo-americano, fin dai primi giorni dopo l’attentato, sentendo in tv che addirittura non ci sarebbero state vittime italiane, ha iniziato una lunga e paziente ricerca, per cercare di capire come stavano le cose e raccogliere quanti più nomi possibile.

 

Un lavoro certosino, pieno di difficoltà e di muri, dovuti a quanto pare dalla strettissima privacy imposta dal Consolato italiano a tutela dei feriti. Picolli ha perso nelle Torri un suo figlioccio di 34 anni, Luigi Gino Calvi, che lavorava per un’importante banca d’affari.

 

Di come media e opinione pubblica approccino la questione delle vittime e dei feriti in un attentato (e questo dell’11 settembre è stato senza dubbio uno dei più clamorosi a livello internazionale)  parla il prof. Luca Guglieminetti, per anni consulente dell’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo (AIVITER) nel suo interessante articolo La percezione sociale delle vittime del terrorismo pubblicato nella Rassegna Italiana di Criminologia (Volume XI, numero 4, anno 2017).

 

Persone ricoperte dalle polveri tossiche delle Torri Gemelle.

 

Come ricercatore indipendente, membro del Radicalisation Awareness  Network (Ran) della commissione europea, del Gruppo Italiano di Studio del Terorrismo, ha studiato a fondo il fenomeno del terrorismo e della vittimizzazione secondaria. “Una storia di cui sappiamo i nomi, i ruoli dei personaggi con i loro desideri e sofferenze, è una notizia sulla quale discutere e accalorarsi. I numeri freddi di una strage… non accalorano nessuno. Siamo “predisposti assai più al linguaggio delle storie che a quello dei numeri” scrive Guglielminetti ricordando che, poco prima dell’inaugurazione del Memoriale a Ground Zero si trovava al Consolato italiano di New York insieme a ll’allora presidente dell’AIVITER per chiedere i dati ufficiali e i nomi delle vittime italiane. Nulla. Si è riusciti solo ad avere un numero, probabilmente dieci, con cittadinanza italiana o con doppia cittadinanza, più 260 di origine italiana.

 

Quelle 10 vittime – prosegue Guglieminetti – sono state degradate a numeri, annegate in una vaga lista dei nomi di tutti gli italoamericani, senza che nessun attore sociale in Italia abbia sentito il dovere di fare una ricerca o porre una domanda…. La gretta “ragion di Stato” della segretezza svelata al Consolato italiano di New York è decisamente secondaria rispetto al disinteresse che ha permesso che i caduti non siano stati fino oggi percepiti e le loro storie narrabili”.

 

Una riflessione a questo punto è d’obbligo. Noi, possiamo solo complimentarci con la tenacia di Giulio Picolli e dare un abbraccio virtuale a tutte le vittime, anche alle 40.000 persone dimenticate che si sono negli anni ammalate di cancro a causa delle esalazioni letali provocate dal crollo delle torri.

 

Foto in alto: (cc) 2001 Michael Foran

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Memoria e verità