18 Maggio 2024

Dici S.W.A.T e gli amanti dei telefilm americani capiscono al volo che stai parlando di una serie di successo, in onda dal 1975, arrivata alla settima e, forse, ultima stagione. Oggi questo termine esce dal mondo dell’entertainment per assumere significati molti più inquietanti e pericolosi.

Ma andiamo con ordine. S.W.A.T (acronimo di Special Weapon and Tactics) è una squadra speciale del dipartimento di polizia americano, creata per rispondere a situazioni eccezionali e ad alto rischio come minacce di esplosioni, sequestri, omicidi, crimini con ostaggi: tutte situazioni di emergenza, in cui occorre agire velocemente per salvare vite, anche a costo di usare le armi per eliminare il presunto o i presunti colpevoli. Si tratta di poliziotti addestrati a effettuare assalti risolutivi con tattiche speciali nelle situazioni più rischiose e per questo sono dotati di armi particolarmente sofisticate e potenti.

Da più di vent’anni a questa parte e con sempre maggior frequenza negli ultimi tempi, si sta diffondendo il fenomeno dello swatting, espressione che deriva proprio dal nome di questa forza speciale: si tratta di telefonate false che denunciano  ai servizi di emergenza azioni criminali gravi in atto. Lo scopo, apparentemente scherzoso, è quello di far arrivare sul posto la squadra speciale distraendo però così forze a eventuali situazioni reali di pericolo e – soprattutto – creando tutte le condizioni per esiti letali.

Nel 2017, ad esempio, Tyler Barriss da Los Angeles chiamò il numero delle emergenze per denunciare che Andrew Finch, che si trovava in Kansas, aveva assassinato un membro della propria famiglia e ne teneva altri due in ostaggio. Tutto inventato, ma la squadra speciale si era giustamente mossa immediatamente e arrivata alla casa di Finch, sulla base della denuncia ricevuta, gli aveva sparato uccidendolo. Scoperto lo swatting, Barris fu arrestato e condannato a 20 anni di prigione.

Qual è il profilo di chi semina il panico con lo swatting?

Difficile dare una definizione univoca, ma anche qui ci viene in aiuto un altro termine gergale in inglese, phreaker: si tratta di individui eccentrici (freaker) che per curiosità, studio, divertimento o motivi vari di interesse personale sfruttano il sistema telefonico, scoprendone i punti deboli e usando le falle per scopi non previsti originariamente dal sistema. Anche Steve Wozniak cofondatore della Apple era un phreaker, ma la maggior parte di questi eccentrici provocatori sono per lo più hacker che raccolgono dati personali e informazioni in rete (doxing) e li rendono pubblici o li usano per scopi non legali, quali appunto lo swatting o il cyberbullismo. Il loro mondo è la rete particolarmente le piattaforme di gioco, il loro target gli utenti più vulnerabili e meno esperti o celebrità, personaggi noti, avversari da “punire” per le loro idee politiche diverse.

Come si vede, questa attività facilmente travalica i confini dello scherzo di pessimo gusto e si avvicina sempre di più a espressioni di terrorismo, persino considerando che a tutt’oggi la definizione di terrorismo ha confini piuttosto nebulosi e non trova accordo tra gli studiosi della materia. Di fatto lo swatting può influenzare la risposta a reali incidenti  e quindi diventare una attività di supporto ad attacchi terroristici.

Lo swatting non è solo un fenomeno di oltreoceano.

Lo scorso marzo un canale televisivo francese ha riportato che gli episodi di swatting stanno aumentando sia in Francia che in Belgio, creando preoccupazione nelle forze dell’ordine e negli operatori dei call center di emergenza, che per primi ricevono questo tipo di chiamate e non hanno elementi sufficienti per smascherarle come false. È facile prevedere che sull’onda della situazione internazionale e del tipo di proteste organizzate che stanno montando ovunque, la minaccia di swatting si aggiunga a quelle di terrorismo per cui è già alta l’allerta. Le prossime Olimpiadi a Parigi saranno sicuramente un banco di prova.

I pericoli e come proteggersi

Non esiste a tutt’oggi, né negli Stati Uniti dove il fenomeno dello swatting è nato, né nel confinante Canada, una normativa specifica per chi  pratica lo swatting. Da noi in Italia potrebbe essere assimilato all’art. 658 del Codice penale “procurato allarme presso l’Autorità” o all’art. 367 “simulazione di reato”, ma è intuibile anche per chi non è esperto di legge che se il fenomeno dovesse allargarsi occorrerà che il legislatore prenda misure specifiche. Siamo certi che le forze di polizia non stiano sottovalutando il problema e ci auguriamo che le piattaforme

Intanto, cosa possiamo fare tutti per difenderci? I consigli sono quelli noti e possono sintetizzarsi nella protezione dei propri dati personali sensibili: evitare di pubblicare post e foto con indirizzi e luoghi frequentati riconoscibili, non condividere sui social indirizzo e numero di telefono, non compilare questionari o moduli online da siti che non sono conosciuti e sicuri. E poi, cambiare spesso le password e adottare il sistema di riconoscimento a 2 fattori.  E per i nostri giovani? Importante è renderli consapevoli del problema e dei rischi in cui possono incorrere loro stessi o altri, spiegare loro le conseguenze delle condivisioni senza precauzioni e tenerli lontani dalle piattaforme di gaming incontrollate. Indirizzarli verso siti e profili di sport, vi sembra più sicuro? Eh, qui si apre un altro doloroso e insospettabile capitolo, ma ne parleremo presto diffusamente!

Foto di copertina dell’ U.S. Army Materiel Command: i membri della squadra S.W.A.T dell’FBI entrano in una stanza e si dividono in formazioni a destra e a sinistra durante l’addestramento al Watervliet Arsenal, New York, per avere in ogni momento la consapevolezza della situazione a 360 gradi. 

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