18 Maggio 2024

Essendomi occupato assieme ad altri del fatto nella stesura del libro “Lo sparatore sono io!” edito da Amazon, storia di una strage dimenticata e autobiografia della  Guardia di PS Antonio Campanile, confesso di essere disincantato sul ricordo di questi fatti.

Sin dal primo giorno me ne sono occupato con passione ma ho sempre nutrito dubbi sul fatto che questa storia sarebbe venuta a galla. Parliamo dell’attentato dell’Aeroporto Roma-Fiumicino del 17 dicembre 1973, 34 morti (tra cui 6 italiani e 2 bambini) e 15 feriti; terza strage per numero di vittime nell’Italia degli anni 70 operata da Settembre Nero nel quadro di un regolamento di conti tra pezzi del nostro sistema paese e i libico-palestinesi. Ad oggi tale evento è praticamente ignorato, tanto dalla memoria collettiva pubblica quanto da quella istituzionale.

La vulgata che il politicamente corretto impone in relazione agli accadimenti di quegli anni specialmente legati alla politica estera è:

a) La Repubblica Italiana per difendere i suoi interessi nazionali e perché era giusto così doveva essere filo-palestinese;

b) gli illuminati politici di quel tempo, primo fra tutti Aldo Moro, immagine principe del martire della repubblica, unitamente al suo primo sostenitore laico Ugo La Malfa lo fecero per il nostro bene. 

Naturalmente con lo stile gramsciano che ha caratterizzato tutta la nostra storia repubblicana sin dai tempi della costituente ciò che non conviene non si dice, si omette o sparisce, anche quando a scomparire sono cataste di morti e feriti. In questo caso il gesto criminale avvenne dopo che il Colonnello Gheddafi salito al potere nel 1969 con l’appoggio dei nostri servizi, convintosi ormai di poter fare tutto a suo piacimento sul territorio del nostro paese, non riuscì grazie ad una parte della nostra intelligence che non accettava tali disegni, a uccidere il Primo Ministro israeliano Golda Meir nell’unica visita che quest’ultima fece in Italia nel gennaio 1973 (mancato attentato di Ostia).

Da qui chi credeva che l’Italia fosse una sua proprietà solo per aver corrotto una parte della nostra classe politica e dei pubblici funzionari, scatenò l’agire terroristico di un gruppo palestinese che aveva a libro paga. Dell’azione erano da giorni informati come si seppe, sia membri del nostro governo che dei servizi di sicurezza.

Quella mattina cinque commando di Settembre Nero presero un intero scalo e sei agenti di PS in ostaggio, che per le assurde regole del nostro stato dovevano stare in servizio senza il colpo in canna. Il gruppo di fuoco prima tirò bombe al fosforo sul volo americano PanAm (primo obiettivo), uccidendo un mare di gente, poi dirottarono un volo Lufthansa portandosi dietro gli ostaggi in divisa e il personale dell’aereo per darsi alla fuga.

A resistere con gesti individuali e senza ordini, un eroico finanziere Antonio Zara, ucciso sulla pista mentre tentava di resistere ai soprusi dei terroristi e “Lo sparatore” Antonio Campanile, una Guardia di Pubblica Sicurezza che riuscì con un azione di fuoco personale a far smettere i   feddayn di seminare il panico e che in cambio fu di fatto “recluso” per una settimana in caserma perché la sua storia non si sapesse in giro, nonostante il fatto che incalzato dalle domande il Ministro dell’Interno Taviani segnalò il suo comportamento – non citandone il nome – riferendo in parlamento dei fatti in oggetto il 19 gennaio 1974. Tuttavia in linea generale quello che andava diffuso come notizia è che nessuno aveva resistito.

Alla fine di quel giorno si contarono 34 morti e 15 feriti.

I terroristi vennero lasciati fuggire in Kuwait e da lì estradati in Egitto dove successivamente vennero liberati. Antonio Campanile due anni dopo lasciò la polizia e di quei poveri morti si perse il ricordo, come di tutti coloro che in quegli anni caddero in Italia a causa del terrorismo internazionale. Le famiglie non furono trattate meglio. I parenti stretti di Antonio Zara che era stato decorato con la medaglia d’oro alla memoria videro il loro caro incluso tra le vittime ufficiali del terrorismo solo nel 2010, subendo così un inaccettabile danno morale, oltre a un non trascurabile danno economico, e così tutti quelli che passarono per questi fatti, attraverso interminabili procedimenti giuridici spesso a carico dei danneggiati sino a risoluzione.

Quel giorno assieme a Zara tra i caduti italiani morirono: Antonio Ippoliti tecnico ASA preso in ostaggio e ucciso in volo, l’ingegner Raffaele Narciso all’epoca padre di quattro figli, il dott. Giuliano De Angelis funzionario Alitalia, assieme alla moglie Emma Zanghi e alla figlia Monica di 9 anni.

(Francesco Di Bartolomei)
Foto Public Domain via Wikipedia Commons

 

 

2 risposte

  1. Queste sono le cose che succedono quando una nazione non ha l indipendenza energetica ed è costretta a comprare il petrolio da “alcune” nazioni alle quali, poi rivende tanti altre mercanzie prodotte dalle proprie industrie
    Però il nucleare, e in quegli anni eravamo ancora all’ avanguardia , ci ha fatto schifo

  2. Questa memoria è importantissima! E non è fatica sprecata, piano piano la verità, dopo così tanti anni, sta affiorando. Grazie per il vostro sforzo, è un contributo molto importante, è uno dei sassolini che si spera diventino valanghe

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Memoria e verità